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E il cittadino finanzia lo scoop

testo di Livia Manera foto di David Butow

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Invece, nel mondo dell'informazione, il community funded journalism, o giornalismo partecipativo, potrebbe essere una risposta creativa a una crisi che sta portando migliaia di giornalisti alla disoccupazione, soprattutto negli Stati Uniti, detonatore della recessione economica globale. Basta prendere il caso del «New York Times» - venti milioni di lettori dell'edizione online contro un milione di persone che comprano quella cartacea, tagli massicci alla pubblicità, crollo delle azioni in borsa, un miliardo di dollari di debiti pregressi e quattrocento milioni in più previsti entro maggio - per capire che il grande modello del giornalismo americano è profondamente in crisi. E che anche se il «New York Times» non fallirà, sarà costretto a cambiamenti drammatici in tempi molto brevi.
Naturalmente un collasso del genere significherebbe non solo la fine del modello «New York Times» ma anche altre cose. Per esempio la fine di un certo stile di vita semi-bohémien per una quantità di intellettuali, giornalisti e scrittori che fino a ora ha potuto vivere del loro contributo alle pagine dei giornali.
Con stime che suggeriscono come nel futuro del giornalismo online troverà lavoro fisso solo il venti per cento dei redattori oggi impiegati nelle redazioni (fonte «The Atlantic Monthly Magazine»), la trovata di Cohn di una campagna di raccolta fondi per ogni idea giornalistica della collettività che trovi abbastanza sostenitori da autofinanziarsi può significare un lavoro per molti professionisti altrimenti destinati alla disoccupazione. «L'ispirazione me l'hanno data due fondazioni come Kiva.org e DonorsChoose.org, le quali hanno saputo sfruttare al meglio l'intuizione che la gente è pronta a donare somme variabili di denaro se si garantiscono loro la trasparenza e la possibilità di scegliere come saranno impiegati i loro soldi. Negli Stati Uniti, tanto per dare delle cifre, la gift economy è stata di trecento miliardi di dollari nel 2006, di cui il 75 per cento - 228 miliardi - rappresentato da donazioni di singoli individui. Ecco: la mia teoria è che il giornalismo dovrebbe meritare una parte di quei 228 miliardi».
Ecco come. Per generare inchieste utili alla comunità Spot.us si avvale di due tipi di proposte. I Tips, cioè suggerimenti come quello di Neil Gorenflo che chiedeva chiarimenti sull'acqua destinata agli agricoltori della California, o quello del dottor Phil Weise, che denuncia: «Come mai i direttori dei Centri regionali per i disabili guadagnano più del governatore dello Stato, mentre impongono tagli alle spese che mettono in seria difficoltà proprio le persone che dovrebbero assistere?». Oppure i Pitches: dove pitch, in questo caso, significa la proposta giornalistica di un reporter, che avendo fatto suo uno o più tips dei lettori, mette sul mercato una proposta giornalistica vera e propria, alla ricerca dei finanziamenti che gli permetteranno di trasformarla in un'inchiesta.
Tra i pitches che hanno raggiunto l'obiettivo dell'autofinanziamento troviamo su Spot.us: «Che effetti sta avendo la recessione sull'industria del sesso?»; oppure «Cosa c'è che non va nel corpo di polizia di Oakland, reo di avere rapporti di connivenza con i criminali che dovrebbe arrestare?»; oppure, ancora: «L'area di San Francisco è sempre stata tecnologicamente all'avanguardia. Allora perché sono così pochi gli abitanti che utilizzano i pannelli solari per il fabbisogno energetico domestico?». Va da sé che se un pitch non raggiunge la somma necessaria a diventare un articolo, il pezzo non si fa e i soldi vengono rimborsati a chi li avesse in parte anticipati.
«Sono fiero di poter dichiarare che abbiamo già raggiunto il pieno finanziamento di tredici inchieste - dice David Cohn -. Il che non è poco se si pensa che la nostra maggiore difficoltà è farci conoscere e far capire i contenuti del nostro esperimento».
Non tutti gli esperti di comunicazione sono convinti, però, che quella di Cohn sia un'idea di giornalismo al di sopra di ogni critica. E infatti qualcuno si chiede: ma se sono i lettori a finanziare gli articoli, che differenza passa tra questo modo di operare della comunità e quello di una società che produce tabacco e finanzia un articolo sul fumo? Quale che sia la risposta, è evidente come gli articoli di Spot.us che si sono guadagnati il finanziamento completo rispondono a domande riguardanti il bene di molti e non gli interessi di pochi. Tant'è vero che la prima storia pubblicata su Spot.us è un'inchiesta in tre parti intitolata «Quando la rivoluzione della longevità colpisce la città in cui vivi».
Con 78 milioni di baby boomer americani che stanno per andare in pensione, scrive l'autrice Cecily O'Connor, ci si chiede: quanto attrezzate sono per la vecchiaia le piccole e grandi città della California come San Francisco, San Rafael, Santa Rosa, Sacramento e Vallejo? Trasporti, sanità, sicurezza nelle strade vengono presi in esame e passati al setaccio alla luce dell'incombente "tsunami d'argento" che sta per abbattersi sulle coste del Pacifico.
Sarebbe difficile sostenere che un argomento del genere non riguardi anche noi dall'altra parte dell'Atlantico, o i Paesi che si affacciano sul Baltico o sul Mediterraneo. E Cohn è il primo a rendersene conto. «Nel futuro di Spot.us c'è la possibilità di allargarsi ad altre regioni geografiche, e di conseguenza di permettere ad altre non profit news organizations di farsi finanziatrici di un tipo di giornalismo che sia davvero significativo per la vita delle persone». Se avesse ragione sarebbero i lettori stessi, con il loro contributo economico e di idee, a rilanciare il ruolo del giornalismo su scala internazionale.

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